Il rapporto simbiotico tra banche depositarie ed SGR
Il ruolo e il mercato delle banche depositarie, o dei fund service providers per usare un termine più rappresentativo, sono raramente oggetto di analisi poiché si tratta di operatori che forniscono servizi poco visibili, la cui significatività è spesso non pienamente compresa anche da parte dei clienti stessi.
La depositaria come soggetto terzo con funzioni primariamente di controllo per il bene degli investitori finali e del mercato nel suo insieme è oggi un operatore altamente specializzato che fornisce un ampio spettro di servizi ad alto valore aggiunto. L’approccio da parte dei clienti ai fund service providers è spesso ancora fortemente orientato al contenimento dei costi, tale logica è perfettamente comprensibile in un contesto di tassi a zero o negativi e di compressione delle commissioni. Tuttavia il rapporto tra Asset Manager/Asset Owner e depositaria è, o può esserlo se adeguatamente costruito, simbiotico e di comune successo.
Il costo e la complessità del cambiamento di fornitore da parte di una SGR sono estremamente elevati poiché nel tempo si sviluppano modalità operative interconnesse specifiche ed interdipendenti, la cui piena comprensione, necessaria per mitigare il rischio di incidenti operativi, da parte di un fornitore alternativo richiede analisi approfondite.
La scelta della banca depositaria giusta
Quando le priorità strategiche di un Asset Manager sono chiare, la selezione del proprio fornitore e la costruzione di un adeguato framework collaborativo di medio/lungo termine possono diventare elementi differenzianti ed “enabler” per il raggiungimento degli obiettivi della SGR. Si pensi, per esempio, ad alcuni casi in cui le esigenze e le priorità possono essere molto diverse:
- Esperienza operativa delle risorse interne della SGR: tra una appena fondata, con limitata esperienza operativa in-house, ed una SGR operativa da decenni con risorse esperte;
- Gestione della pipeline di nuovi prodotti: tra una SGR con un processo di sviluppo prodotti molto produttivo e sempre focalizzato sulla novità contrapposta ad una SGR che invece è focalizzata più sulla gestione di un ampio stock di prodotti già sul mercato da tempo;
- Rapporto con le reti distributive: tra una SGR la cui rete principale è dominante ed una SGR “multi-rete”;
- Livello di outsourcing: tra SGR che preferiscono svolgere quanto più possibile in-house ed altre che invece vogliono focalizzarsi solo sulle proprie attività core;
- Mercati: tra SGR che preferiscono sviluppare una competenza molto forte sui propri mercati ed altre che invece operano direttamente anche su mercati più complessi; saranno la copertura dei mercati e il domicilio dei fondi a determinare quale fornitore di servizi si adatti meglio alle esigenze del gestore patrimoniale. Generalmente, i gestori regionali e globali tendono a selezionare fornitori di servizi con scala e portata geografica simili, soprattutto per i prodotti UCITS tradizionali.
- Strumenti finanziari: livello di utilizzo di derivati, listed o OTC; Molti grandi fornitori di Fund Service hanno creato hub centralizzati per servire derivati OTC complessi e offrono servizi di middle e back office agli Asset Manager. Anche il servizio agli ETF è in rapida crescita, poiché, negli ultimi anni, il passaggio all’investimento passivo ha subito un forte incremento soprattutto tra i giovani investitori demografici.
- Digital Strategy: gli Asset Manager fanno sempre più ricorso all’analisi dei dati, per comprendere i comportamenti d’acquisto degli utenti, e alla user experience, al fine di progettare e profilare al meglio i loro prodotti. Gli Asset Manager ricercano partners esperti soprattutto in Transfer Agency e Distribuzione con competenze digitali e di analisi dei dati.
- Valori e Cultural Fit: Molti Asset Manager hanno integrato i criteri ESG nella progettazione dei loro prodotti e nelle strategie di investimento: utilizzano sempre più spesso gli stessi criteri per selezionare partners e fornitori che condividano gli stessi valori sul tema della diversità e dell’inclusione (D&I) all’interno della loro organizzazione.
La selezione del corretto fornitore, o meglio partner, e la condivisione delle priorità strategiche permettono quindi alla SGR di perseguire i propri obiettivi al meglio, sapendo che il proprio partner ha visibilità ed è quindi ingaggiato a sua volta sulla base degli stessi. La depositaria allo stesso modo può focalizzare i propri investimenti e sviluppi in modo coerente (ad esempio: livello di standardizzazione / customizzazione di processi e soluzioni, focus su qualità del servizio vs costo dello stesso, ampiezza vs focalizzazione del supporto alla SGR,…).
Le SGR possono quindi perseguire e raggiungere il successo usando la propria depositaria come un fornitore ma hanno anche l’opzione di costruire una diversa relazione con la stessa e fare leva sul rapporto collaborativo con questo partner per perseguire obiettivi più sfidanti o per mitigare i rischi del proprio percorso di sviluppo.
L’esperienza del 2020 poi dimostra come il settore delle depositarie sia riuscito a garantire continuità del servizio e qualità dello stesso, dovendo affrontare sfide che fino a questo momento erano solo teoriche e ipotizzate al massimo nei piani di Business Continuity e di Disaster Recovery. Tuttavia mettendo in campo soluzioni sostenibili per i mesi di seguito hanno garantito gli stessi servizi al mondo del risparmio gestito. Anche in questo caso la partnership costruita ha permesso di dare risposte che garantissero sicurezza, continuità ed operatività agli investitori finali evitando qualunque disruption operativa o impatti sul mercato.
Per parafrasare un adagio popolare potremmo dire che dietro ad una SGR di successo c’è una grande depositaria e, al contrario, che ogni depositaria di successo lavora con una grande SGR. Allo stesso modo se uno degli elementi è debole, non all’altezza delle sfide o anche solo non allineato in termini di priorità, la crescita ed il successo di entrambi ne risente: da qui la definizione di rapporto simbiotico tra SGR e fund service provider.